Castello dell'Ettore (Apice Vecchia)
Il Castello dell’Ettore, recentemente restaurato e costruito sul punto più alto di una collina che domina la valle del Calore ed il Borgo di Apice Vecchia, è un museo a cielo aperto.
Un borgo situato a circa 15 km da Benevento che, a seguito del terremoto del 1962, venne del tutto abbandonato dalla popolazione: per questo Apice Vecchia viene detta oggi la Pompei del 900 e secondo molti rappresenta il borgo abbandonato più affascinante d’Italia.
Il territorio. Nell’esplorare il borgo, sarà possibile vedere scorci di grande attrattiva, come avviene per le antiche Chiese di San Nicola e Santa Maria Assunta e Bartolomeo, nonché per gli edifici signorili e di epoca fascista presenti, di cui i più importanti sono ii palazzi Falcetti, Perriello e Cantelmo.
Pur logorati dal tempo i vicoli, gli arredamenti, i dipinti, gli utensili e le architetture, nel tempo razziati dagli sciacalli o vandalizzati dagli stolti, raccontano la storia del borgo.
La storia. Da un documento del 1626 il Castello dell’Ettore è descritto come circondato da “tre baluardi fortissimi”, dei quali oggi è possibile ammirarne soltanto uno nella sua integrità strutturale, dotato di dispense, caratterizzato dalla presenza di ambienti affrescati e da una cappella votiva. In seguito agli interventi strutturali il Castello è stato inaugurato nel dicembre 2016 ed offre l’opportunità di organizzare feste private, congressi e incontri pubblici.
La struttura ospita anche un Museo di Arte Contemporanea e un Museo di Arte Contadina, con un allestimento affiancato da una mostra archeologica permanente.
Curiosità. Il Castello ha ospitato personaggi importanti, tra i quali Federico II di Svevia, Manfredi di Svevia, che sembrerebbe aver trascorso qui la sua ultima notte prima di morire e Sant’Antonio da Padova a cui gli abitanti sono molto devoti.
Il Borgo. Il borgo di Apice vecchia è un museo a cielo aperto, dominato da un castello, recentemente restaurato e dai resti di un ponte romano su cui passava la via Appia: il Ponte Rotto.
L’origine etimologica del nome Apice deriverebbe da apex in riferimento alla collocazione sulla sommità di un colle. Il ponte romano situato nella contrada Morroni, denominato “Ponte Rotto” e facente parte della via Appia – la regina viarum – testimonia inoltre la centralità dell’insediamento, nella coltura della vite, dell’olivo e degli ortaggi, fin dall’epoca romana.
In età medievale Apice apparteneva alla contea di Ariano Irpino e ospitava ben sette castelli (i cui resti sono tra l’altro visibili nelle località Tignano e Fiego) tra cui il più importante, il Castello dell’Ettore: essendo un punto nevralgico per l’esercizio del potere intorno ad esso si era sviluppato il vero e proprio borgo di Apice, soprattutto nel corso dell’XI sec.
La storia del paese, però, è segnata indelebilmente dal terremoto del 21 agosto 1962 quando, in seguito a due scosse del sesto e settimo grado della Scala Mercalli, gli abitanti furono fatti evacuare in un sito ritenuto geologicamente più stabile, sul versante opposto della collina.